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Newsletter n. 06 / Marzo 2025
a cura dello Studio Legale Tributario Torcello
in collaborazione con Confindustria ABRUZZO – Chieti, Pescara e Teramo
Questa newsletter porta la firma dell’Avvocato Davide TORCELLO e dell’Avvocato Vittorio DI VIRGILIO
La Corte ha stabilito che i dirigenti non possono essere automaticamente ritenuti responsabili per i debiti fiscali della loro azienda solo sulla base della notifica dell’accertamento fiscale a carico della società.
Questo orientamento pone fine a una prassi, purtroppo consolidata, che spesso implicava l’attribuzione della responsabilità patrimoniale in capo agli amministratori senza un’adeguata base giuridica.
L’Agenzia delle Entrate, secondo tale prassi, attribuiva la responsabilità patrimoniale per debiti fiscali della società direttamente agli amministratori; semplicemente notificando loro l’accertamento societario.
Questo sistema, già oggetto di critiche, violava il principio di personalità della responsabilità fiscale; in quanto l’amministratore veniva chiamato a rispondere per le imposte, le sanzioni e gli interessi accertati, senza che fosse necessario dimostrare un suo coinvolgimento diretto nella gestione fiscale della società.
Con la sentenza in questione, la Corte ha ribadito che la responsabilità patrimoniale degli amministratori non può essere invocata automaticamente; ma richiede l’emissione di un atto di accertamento separato, che faccia emergere, con prove concrete e documentate, il coinvolgimento diretto dell’amministratore in pratiche fiscali illecite.
Nello specifico, l’art. 36 del D.P.R. n. 600/73 stabilisce che gli amministratori possano essere chiamati a rispondere solo in circostanze ben precise e con un’adeguata documentazione probatoria.
Un punto fondamentale sottolineato dalla Corte, nel provvedimento de quo, riguarda il fatto che, anche nel caso in cui si tratti di imputare all’amministratore la responsabilità per le sanzioni tributarie, non basta dimostrare che la società abbia agito in modo fraudolento.
È necessario provare che l’amministratore abbia tratto un beneficio esclusivo e personale dall’illecito, utilizzando la società come una mera facciata, e non come una struttura operativa effettiva.
Le implicazioni della decisione della Corte lombarda rappresentano un punto di svolta significativo, che avrà, senza dubbio, ripercussioni sul modus operandi dell’Agenzia delle Entrate nell’interazione con gli amministratori delle società.
L’era delle “responsabilità putative” e delle conseguenti notifiche automatiche sembrerebbe ormai superata; in quanto, d’ora in poi, le autorità fiscali dovranno fondare ogni pretesa nei confronti degli amministratori su salde e concrete basi probatorie, emettendo atti separati per ogni singolo responsabile e rispettando il diritto alla difesa del contribuente, così da garantire il principio di legalità.
Avvocato Vittorio DI VIRGILIO
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