Newsletter Confindustria CH-PE n. 10 aprile 2020 a cura dello Studio Legale Tributario Torcello.
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Già durante questa fase di preparazione, sono emersi taluni dei punti che risulteranno probabilmente fondamentali nel tentativo di arginare la crisi derivante dall’epidemia in corso.
Il primo grande nodo da sciogliere riguarda, senz’ombra di dubbio, il tema della liquidità della quale potranno effettivamente disporre, nei tempi a venire, le imprese italiane.
Nonostante siano stati predisposti mezzi (in teoria) idonei ad aiutare le realtà in difficoltà per via del lockdown, tra le varie preoccupazioni registrate dalle aziende vi sono, di certo, quelle dovute ai ritardi maturati da parte della P.A. nel pagamento dei propri fornitori.
Le speranze degli imprenditori si fondano, in proposito, sull’auspicata riproposizione di un nuovo “sblocca-pagamenti”; nonché sulla velocizzazione delle tempistiche che detto strumento potrebbe portare con sé.
Per il tramite di questo meccanismo, infatti, le Pubbliche Amministrazioni potrebbero tornare a fare ricorso ad un fondo dedicato; ciò con l’intento di reperire le risorse utili al pagamento delle fatture ancora inevase.
A queste previsioni dovrebbero aggiungersi, altresì, nuovi stanziamenti; dei quali si necessita tanto per la copertura della Cassa integrazione (in favore della quale dovrebbero destinarsi altri 6 miliardi di euro per garantirne la fruibilità da parte degli aventi diritto), quanto delle garanzie pubbliche date per i prestiti in favore delle aziende (le quali necessiterebbero di ulteriori 30 miliardi di euro).
In questo clima, si inserisce una proposta del Parlamento europeo volta al rilancio dell’economia dell’eurozona; consistente nella creazione di una “Tassa Ue” sulle multinazionali.
Nello specifico, ogni Stato dell’Unione potrebbe versare in un nuovo fondo un importo pari all’1% o 2% del gettito fiscale derivante dall’assoggettamento a tassazione delle realtà multinazionali; in modo tale da reperire ulteriore liquidità da potersi poi erogare in favore di tutte le imprese stanziate nei Paesi dell’Unione.
Altro tasto dolente, agli occhi degli imprenditori, risulta essere l’esasperante lentezza con la quale avanza, nel nostro Paese, il processo di digitalizzazione.
La mancata o parziale apertura al digitale negli Enti pubblici, infatti, potrebbe finire col compromettere ulteriormente il mantenimento (prima ancora della ripresa) delle attività riavviate o in fase di riapertura.
Basti pensare che, anche nei Comuni delle Regioni più industrializzate, spesso i procedimenti digitalizzati sono ancora lontani dal funzionare speditamente; con grande disagio per gli imprenditori (o, più facilmente, per i loro collaboratori) che si trovino costretti a confrontarsi con essi.
Questi, inoltre, ove risultino impossibilitati a proseguire le proprie attività lavorative da remoto, scontano anche la difficoltà riscontrabile nel recarsi nelle sedi degli Uffici (a causa dei frazionamenti degli orari e delle modalità di accesso agli Uffici preposti attualmente vigenti).
Si avrebbe, pertanto, assoluta necessità di nuove piattaforme e nuovi canali telematici; effettivamente idonei a snellire le farraginose procedure cartacee ed a garantire la continuità delle attività lavorative anche in smart working.
Si aggiunga, inoltre, che diverse P.A. hanno inteso prorogare o differire al 16 maggio p.v. il termine per la conclusione dei procedimenti di rilascio di licenze, permessi, pareri, e via discorrendo; prendendo a riferimento il portato dell’art. 103 del D.L. “Cura Italia”.
A ben vedere, però, tale disposizione salva da differimenti o proroghe i procedimenti in via di definizione o che necessitano di un solo atto per la propria conclusione.
Per tale ragione, le Associazioni di categoria auspicano che questo momento di stasi per le attività di cantiere e produzione venga proficuamente impiegato per lo “smaltimento” delle pratiche giacenti; così da avere una pronta ripartenza non appena tutte le attività potranno ripartire.
Ultima, ma non certo per importanza, è la questione fiscale.
Con le circolari nn. 9 e 10 l’Agenzia delle Entrate ha specificato che, a seguito del cd. “Decreto Liquidità”, è stata disposta la sospensione per i mesi di Aprile e Maggio p.v.: dei versamenti in autoliquidazione di cui al D.P.R. 600/73; delle trattenute delle addizionali comunali e regionali; dei contributi previdenziali ed assistenziali; dei premi assicurativi obbligatori e dell’IVA.
Come già noto, potranno beneficiare di tali previsioni le imprese o gli imprenditori che abbiano subito una diminuzione del fatturato o dei corrispettivi rispetto ai mesi di Marzo e Aprile 2019.
La ripresa della riscossione dei versamenti sospesi sarà effettuata in un’unica soluzione entro il 30 giugno p.v.; oppure mediante rateizzazione (fino ad un massimo di 5 rate mensili a decorrere sempre dal mese di Giugno p.v.), senza applicazione di sanzioni e di interessi.
Le due circolari, inoltre, si sono soffermate sui temi della sospensione prevista per i termini del processo tributario; del prolungamento della validità del Durf, nonché del riconoscimento del credito d’imposta specifico per la sanificazione degli ambienti, l’acquisto di presidi medico – chirurgici (mascherine chirurgiche, detergenti disinfettanti, guanti, pannelli protettivi, ecc…).
In conclusione, sebbene il novero delle misure attualmente previste “in chiave anticiclica” consti di previsioni anche molto diverse tra loro, l’auspicio è quello che possa giungersi ad un riordino delle medesime; debitamente collegate con le eventuali nuovi previsioni, sì da consentire una salvifica ripresa del tessuto imprenditoriale e dei livelli occupazionali del Paese.
Dott.ssa Ida Salerno Avv. Davide Torcello
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