ACCERTAMENTI e CONTROLLI NELLA FASE 2: Il gioco forza delle Regioni.

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    Newsletter, n. 11 / aprile 2020, di Confindustria CH-PE  a cura dello Studio Legale Tributario Torcello.

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    L’emergenza sanitaria scaturita a seguito della diffusione del Covid – 19 è (purtroppo) in procinto di assumere una veste nuova, ma non meno nefasta: quella dell’emergenza economica.

    Se nella fase iniziale, come ovvio, l’attenzione era stata posta quasi esclusivamente sul contenimento della diffusione dei contagi, a distanza di quasi due mesi il vero nodo è diventato il risvolto economico che la pandemia lascerà in eredità.

    Sebbene il Governo si sia già sforzato di varare piani di aiuto per imprese e professionisti (seppure con risultati non all’altezza delle aspettative), ciò che preoccupa non poco gli imprenditori è la prospettiva del riavvio della macchina erariale.

    Diffuso, infatti, è il timore che l’attività dell’Agenzia delle Entrate e quella dell’Agenzia delle Entrate – Riscossione riprendano poderosamente, una volta superata l’attuale fase di stallo.

    Come noto, la ripresa dell’attività di accertamento è stata a suo tempo differita alla data del 1 Giugno p.v..

    La ragione di tale scelta era da identificarsi nella volontà, maturata in seno all’Esecutivo, di contemperare la salvaguardia dei contribuenti incisi negativamente dal crollo dell’economia (che già due mesi addietro si riusciva agevolmente ad immaginare), con la necessità di continuare ad approvvigionare le casse dell’Erario tramite il consueto operato dell’A.E. e dell’AdER.

    Ad oggi, infatti, non vi è una norma che specificamente prevede la sospensione dei versamenti delle somme dovute per gli atti deflativi del contenzioso (quali, ad es., gli accertamenti con adesione, le conciliazioni, le rettifiche, le liquidazioni od i recuperi); essendo stata prevista, piuttosto, solo una sospensione dei termini processuali, “svincolati” rispetto alle scadenze dei pagamenti di cui sopra.

    Certamente, le ingentissime somme (si ragione nell’ordine di quasi 100 miliardi di euro) che lo Stato tenterà di recuperare alle proprie casse, soprattutto a fronte dei costi sopportati per far fronte all’emergenza pandemica, lasciano presagire un’intensificazione dell’operato degli Uffici.

    Per evitare di gravare ulteriormente sulle imprese, già destabilizzate a sufficienza dalla situazione e impegnate in una strenua lotta quotidiana per la sopravvivenza, qualche voce ha ipotizzato il ricorso ad una nuova rottamazione (la quarta); per mezzo della quale recuperare, seppure in parte, le somme dovute all’Erario, tramite però modalità in grado di risultare vantaggiose anche per i contribuenti.

    In attesa, dunque, dell’agognata “riforma epocale” del Fisco (della quale si parla da anni, ma che pare non doversi mai tradurre dalle chiacchiere in realtà), occorre accontentarsi del “restyling tecnologico” che sta interessando le Commissioni Tributarie; chiamate a giudicare nei primi due gradi di merito dei processi tributari italiani. Difatti, dal 1 Luglio p.v., alcune Commissioni Provinciali e Regionali cominceranno a digitalizzare anche le sentenze, mentre a partire dal 1 Marzo 2021 il processo di informatizzazione verrà esteso anche alle restanti.

    Notizie come questa, però, non possono ovviamente placare i timori degli imprenditori derivanti dall’estrema vulnerabilità attuale delle proprie aziende; a fronte delle perdite e dei debiti che le stesse hanno sin qui accumulato (e potranno accumulare, ove non si riuscisse a risollevare l’economia).

    Per tentare di ovviare a tali malaugurate evenienze, da più parti si è auspicato l’intervento delle garanzie pubbliche direttamente “a valle”; ciò attraverso la creazione di un sistema di garanzie idonee a tutelare la ripresa economica delle imprese che hanno fatto richiesta di accesso ai programmi di sostegno.

    Dal canto loro le Regioni stanno tentando in questi giorni, a più riprese, di riaffermare la propria autonomia rispetto al Governo; anche attraverso l’adozione di scelte non allineate con il dettato governativo (prevedendo, ad esempio, la possibilità di riapertura di alcune attività oggi ancora bloccate; nell’ottica della prosecuzione e della sopravvivenza delle stesse ed a tutela dell’economia del territorio).

    E’ il caso delle Regione Abruzzo, la quale sarebbe intenzionata a permettere la riapertura delle attività che erogano servizi alla persona (in particolar modo dei centri estetici e dei saloni degli acconciatori), oltre alle attività dei piccoli artigiani.

    Analoghe questioni si pongono, tra le altre, per la Lombardia; il Veneto (con il suo “RimbalzaItalia”); l’Emilia Romagna e a Puglia.

    Tali regioni, nel rispetto delle disposizioni vigenti in tema di tutela della salute, sono impegnate nel tentativo di contemperare queste ultime con le esigenze operative delle imprese e dei professionisti che gravitano nei propri territori; al fine di non compromettere eccessivamente il tessuto economico.

    Il tutto, chiaramente, con non poche difficoltà per i “beneficiari finali” di tali scelte; che non di rado si trovano nella difficile posizione di doversi barcamenare tra disposizioni sovente in reciproco contrasto (o, comunque, scarsamente allineate), tentando di non infrangerne nessuna.

    Dott.ssa Ida Salerno                Avv. Davide Torcello

     

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