9 marzo 2020
A fronte della cd. “emergenza Covid – 19”, il Governo ha proceduto a tripartire l’Italia tra zone “non a rischio contagio”; “da monitorare” perché limitrofe ai territori dei focolai e “rosse”, ovverosia le aree con più di dieci casi rilevati di contagio. Divisione geografica, comunque, finalizzata anche all’adozione di misure di stampo economico; che non si sono fatte attendere.
Per quel che concerne il territorio italiano, molteplici risultano i provvedimenti adottati, a partire dal D.L. n. 6 e dal Dpcm del 23 febbraio (in materia di misure puramente sanitarie); passando per i Dpcm del 25 febbraio e del 1 marzo (ambedue disciplinanti ulteriori disposizioni attuative al precedente D.L. n. 6); proseguendo con il D.L. n. 9 del 2 marzo (in tema di misure per il sostegno alle famiglie, ai lavoratori ed alle imprese) ed, infine, il Dpcm del 4 marzo (attuativo di ulteriori disposizioni, applicabili sul territorio nazionale).
Ciò con particolare riguardo ai temi dello “smart working” e del telelavoro; degli interventi economici finalizzati al sostegno di famiglie, lavoratori e imprese (valevoli tanto per le zone interdette; quanto per l’intero territorio nazionale).
In dette sedi, peraltro, hanno trovato spazio alcune misure rilevanti per quanto concerne i profili attinenti all’esercizio delle attività produttive e lavorative in genere (a titolo esemplificativo: l’avvio di una moratoria fiscale; la sospensione dell’Irap regionale; la creazione di un incentivo per il rafforzamento degli ammortizzatori sociali per facilitare il ricorso alla CIGO; la possibilità di versare i ratei dei mutui concessi alle imprese in modo agevolato; il potenziamento degli ammortizzatori sociali; direttive ad hoc per il settore turistico).
Di contro, nessuna restrizione, in ambito europeo, sembra prospettarsi alla Convenzione di Schengen.
Sul fronte sanitario, il nuovo Dpcm del 6 marzo si propone l’obiettivo di: potenziare l’Istituto superiore di sanità e le reti di assistenza territoriale; di istituire aree sanitarie temporanee; nonché di creare misure di semplificazione per l’acquisto di dispositivi medici.
Parimenti, si riscontra l’adozione, per la trattazione degli affari giudiziari, delle misure organizzative necessarie a consentire il rispetto delle indicazioni igienico-sanitarie adottate con i provvedimenti normativi e attuativi di contrasto alla diffusione del Covid-19; ciò al fine di evitare assembramenti all’interno degli uffici giudiziari e contatti ravvicinati tra le persone.
Per ulteriori approfondimenti, si veda l’articolo del 9 marzo redatto per il quotidiano “Il Centro”.
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