Legge di Bilancio 2020 – La riforma che (forse) verrà.

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    La “Legge di bilancio” pare avere sortito buona parte degli effetti attesi. Relativamente alla materia tributaria, però, l’opera del Governo non ha ancora trovato la propria compiuta definizione; essendo previsto, per il prossimo mese di aprile, il deposito della proposta di un disegno di legge sulle modifiche che andranno ad interessare il comparto fiscale.

    Predominante importanza, difatti, riveste oggi la riforma – da più voci invocata – in tema di semplificazione della “macchina” tributaria, nonché in materia di rimodulazione dell’Irpef.

    Il Governo, ovviamente sensibile a tali tematiche, già sullo scadere del 2019 si era interrogato su quali manovre varare per dare il via ad un iter di snellimento di detto delicato settore. Tra le soluzioni papabili, era stata allora paventata l’idea di procedere ad una riduzione delle aliquote Irpef per il ceto medio; nonché a cd. “taglio del cuneo fiscale”.

    Se con la Legge di Bilancio è poi stata prevista l’operatività della riduzione del cuneo fiscale a partire dal 1 luglio del corrente anno, nulla, al contrario, è stato variato rispetto alla vigente normativa in tema di imposta sul reddito delle persone fisiche. Da qui il monito sollevato dal Presidente dell’Inps; volto ad un’attenta ponderazione delle misure da attuare in fase di riforma dell’Irpef, nonché alla salvaguardia delle somme erogande in favore dei lavoratori con il c.d. bonus Renzi.

    Lo stesso Ministro Gualtieri aveva preannunciato, a tal proposito, un inizio d’anno denso di incontri con le parti sociali finalizzati a trovare le risorse in grado di suffragare un’efficace riforma del sistema fiscale; necessarie per ridurre la pressione fiscale già dal 2021 sui lavoratori e sulle imprese.

    L’intervento riformatore, necessariamente improntato al dialogo con detti operatori, non sembra essere di poco momento; essendo finalizzato, come accennato, alla razionalizzazione ed alla riorganizzazione dell’intero settore. Con il documento di economia e finanza, dunque, entro il 10 aprile 2020 il Governo tenterà di definire i contorni di tale operazione.

    La riforma che verrà, le cui fondamenta già appaiono delinearsi nel “cantiere governativo”, dovrebbe presumibilmente avere, quale primo faro, il riordino dei bonus; delle detrazioni e delle spese fiscali. Parimenti, dovrebbe occuparsi della riduzione del carico fiscale su tutte le tipologie di lavoro (non solo, dunque, per i lavoratori dipendenti; ma anche per i titolari di partita IVA).

    Parallelamente alla riduzione delle aliquote Irpef, pertanto, potrebbe risultare possibile (così si auspica da più parti) anche una rimodulazione delle aliquote IVA.

    L’interesse sulle modifiche che dovrebbero interessare l’Irpef animano il clima di attesa. Il dettato costituzionale prevede che tutti i cittadini, sulla base delle proprie capacità economiche, hanno il dovere di contribuire alle spese dello Stato mediante prelievi fiscali. L’imposta sul reddito delle persone fisiche, pertanto, è un’imposta che colpisce direttamente il reddito prodotto sia dai soggetti residenti in Italia che dai contribuenti esteri che producono però reddito nel nostro Stato.

    Come noto, essa è caratterizzata dall’applicazione di un’aliquota progressiva (vale a dire che essa aumenta in modo più che proporzionale all’aumentare del reddito imponibile) ed è “personale”, ovverosia formulata sulla base della situazione di ogni contribuente. Non da ultimo, essa è un tributo “periodico”, in quanto dovuto con riferimento a ciascun anno solare. Le aliquote Irpef oggi vigenti, sono rinvenibili nel D.P.R. n. 917 del 22.12.1986 TUIR; e sono fissate all’art. 11 (“Determinazione dell’imposta”) dello stesso.

    In riferimento ad un primo scaglione di reddito compreso tra 0€ e 15.000€, è prevista l’applicazione di un’aliquota del 23%; ad un secondo scaglione di reddito, individuato tra 15.001€ e 28.000,00€, è destinata l’applicazione dell’aliquota del 27%; ad un terzo scaglione, per i redditi ricompresi tra 28.001,00€ e 55.000,00€, si applica l’aliquota del 38%; per il quarto (redditi inclusi tra 55.001,00€ e 75.000,00€) è prevista l’applicazione dell’aliquota del 41%; mentre per il quinto ed ultimo scaglione (relativo ai redditi eccedenti i 75.001,00€) l’aliquota sarà pari al 43%.

    Sebbene non via sia ad oggi ancora certezza sulle modifiche che verranno vagliate e/o applicate, tra le varie ipotesi una sembra essere ricorrente: l’accorpamento della prima aliquota (23%) e della seconda (27%) in un’unica aliquota, fissata al 20%. Tra le proposte mosse a sostegno di ulteriori modifiche, vi sono anche quelle relative all’adozione dei cc.dd. modelli di tipo francese o tedesco (l’uno alternativo all’altro).

    Il primo prevede un metodo di calcolo delle tasse e delle imposte basato sull’applicazione del c.d. quoziente familiare (l’imposta, in quel caso, verrebbe calcolata non sul reddito totale del nucleo familiare; ma sul solo reddito medio pro-capite).

    Tale valore è ottenuto dalla divisione delle entrate familiari (dapprima sommate tra loro) per il numero dei componenti del nucleo. In sostanza, si assisterebbe ad una tassazione quasi su singola persona; per effetto della quale, all’aumentare dei componenti della famiglia, la tassazione diminuirebbe. Modello diverso, invece è quello teutonico; il quale si compone di aliquote “personalizzate” in base al reddito del contribuente. La tassazione effettiva, in tale sistema, risulta essere frutto dell’applicazione di una formula matematica in grado di creare una sorta di “aliquota specifica” per ciascun contribuente; con una capacità di adesione forse maggiore alle reali capacità contributive di ogni singolo soggetto.

    La volontà di riforma resta, però, di difficile concretizzazione; dato che ora come ora non sembra ancora scorgersi una volontà unanime tra le diverse forze di governo (le quali, in tutta onestà, paiono ancora lontane dal raggiungere un effettivo punto di incontro in proposito).

    Tanto più che la manovra, considerata nella sua globalità, dovrebbe tenere conto delle risorse che si “perderanno” a seguito del taglio al cuneo fiscale che interesserà i redditi medi (compresi tra i 28.000€ ed i 40.000€); nonché operare il “salvataggio” del bonus Renzi (che interessa già i redditi compresi tra 8.100€ e 28.000€).

    Non resta, dunque, che attendere gli ulteriori sviluppi nelle prossime settimane; tentando di separare le polemiche politiche (che non mancano mai) dalle riflessioni tecniche di stampo tributario

    Avv. Davide Torcello

    Dott.ssa Ida Salerno

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    NEWSLETTER n. 04 Febbraio 2020 redatta per i Soci di Confindustria Chieti Pescara a cura dello “Studio Legale Tributario Torcello” di Pescara